venerdì 3 ottobre 2014

Iva, Confesercenti: “Basta stangate su imprese e consumatori, risorse vanno trovate nella spending review”



Scontrino fiscale, bene ipotesi di semplificazione”“Bisogna assolutamente evitare nuovi aumenti dell’IVA: i consumi sono al palo e il solo annuncio di  un ulteriore incremento dell’imposta porterebbe inevitabilmente a deprimerli ancor di più e ad accelerare  le chiusure delle imprese che fanno riferimento al mercato interno”. Così Confesercenti sull’incremento delle aliquote IVA e delle imposte indirette ipotizzato dalla clausola di salvaguardia del DEF.


“Il ritocco verso l’alto dell’Iva è un metodo brevettato per raddoppiare le chiusure di imprese nel commercio e nel turismo, già oltre quota 50mila nei primi 8 mesi del 2014, con i conseguenti devastanti  effetti su occupazione e Pil. Una scelta assolutamente insostenibile soprattutto se l’IVA fosse la voce principale dalla quale ricavare  i 12,6 miliardi ipotizzati dalla clausola. Ricordiamo che se si spostassero al 10% i beni dell’aliquota Iva al 4% si otterrebbero risorse per poco più di 5 miliardi, neanche la metà del gettito atteso”.

“Non è questa la strada da seguire, bisogna smettere di usare la leva fiscale per aumentare il carico su famiglie ed imprese. Saremo intransigenti nel denunciare i danni enormi che una tale mossa provocherebbe al sistema economico ed ai redditi delle famiglie. E’ ora di voltare pagina: lo Stato deve diventare più snello e meno costoso. Le risorse per la crescita e per la riduzione della pressione fiscale vanno trovate nella spending review, che sembra invece essere passata in secondo piano. Non vogliamo credere che non esistano più sprechi da tagliare immediatamente ed inefficienze da correggere”.

“Siamo invece favorevoli, da sempre, all’ipotesi di eliminazione dello scontrino fiscale che, secondo anticipazioni sarebbe finalmente allo studio da parte del Governo: lo scontrino è infatti uno strumento che è sempre più obsoleto e i cui costi di conservazione pesano sugli esercenti. Anche in questo caso, però, bisogna trovare soluzioni che evitino di scaricare ancora una volta  il costo di ‘modernizzazione’ dei sistemi di pagamento, moneta elettronica inclusa, su imprese e consumatori”.

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