venerdì 3 ottobre 2014

Economia Italia. Rivoluzione Fisco: scontrini addio. Ma c'è il rischio di una stangata Iva e nessuno pensa di uscire dalla moneta unica.


Il Def prevede solo controlli mirati. Ma la clausola di salvaguardia è una stangata Iva dal 2016

(fonte Qui Finanza di Virgilio)
Scontrini fiscali e ricevute in pensione. Il documento approvato con l'aggiornamento del Def prevede solo controlli mirati. Contro l'evasione basta la tracciabilità. I nuovi strumenti tecnologici e la trasmissione telematica dei dati rivoluzionano i nostri sistemi di pagamento. Ma intanto nel 2016 c'è il serio rischio di una stangata Iva. La legge di Stabilità conterrà infatti una clausola di salvaguardia in base alla quale, se necessario, scatterebbe un aumento di Iva e altre imposte indirette nel 2016, 2017 e 2018.

SCONTRINI ADDIO
Pagamenti tracciabili e trasmissione telematica dei dati manderanno in pensione gli scontrini fiscali e le ricevute. Basteranno i nuovi strumenti tecnologici, tra pagamenti elettronici e via card, a prevenire l'evasione fiscale. E i controlli saranno limitati e mirati.

RISCHIO STANGATA IVA
La prospettiva è tuttavia minacciata nel medio periodo dalla necessità di riprendere il percorso di risanamento dei conti, in direzione del pareggio di bilancio. Nel 2015 i conti miglioreranno in maniera molto limitata, mentre il riallineamento agli obiettivi riprenderà dal 2016. Ed ecco dunque la clausola di salvaguardia che ci dovrebbe mettere al riparo da attacchi Ue: se le altre misure non basteranno, in quell'anno Iva e imposte indirette aumenteranno per portare in cassa 12,4 miliardi. Una cifra che salirà a 17,8 nel 2017 e a 21,4 nel 2018.

EUROZONA "PEGGIO CHE NEL '29"

Nell'aggiornamento del Def il ministero dell'Economia esplicita le ragioni che hanno spinto il governo a far slittare di un anno il conseguimento del pareggio di bilancio, chiedendo quindi alla Ue e al Parlamento una nuova deroga, in nome della situazione eccezionale di crisi economica e dell'impegno a fare riforme strutturali. Lo stato di persistente recessione è descritto con toni piuttosto forti. Il ministro Padoan ricorda che "in termini cumulati, la caduta del Pil in Italia è superiore rispetto a quella verificatasi durante la grande depressione del '29". Ma le cose non vanno bene anche negli altri Paesi, per cui "l'area dell'euro è a un bivio" e si rischia "una spirale di stagnazione e deflazione". E in particolare nel nostro Paese "in assenza di una ripresa robusta la tenuta del tessuto sociale e produttivo risulterebbe a rischio, la ricchezza delle famiglie minacciata, le prospettive dei giovani compromesse".

FUTURO A RISCHIO, MA ANCORA IN EUROPA?
Nonostante un quadro ancora più funesto per il futuro, di quello che l'intera economia nazionale sta vivendo, nessun politico in maggioranza osa affermare che vi è la necessità di ritornare alla vecchia lira e abbandonare la moneta unica che ha prodotto disuguaglianze sociali, migliaia di disoccupati, centinaia di suicidi e la delocalizzazione delle migliori aziende italiane all'estero a vantaggio solo della Germania. 

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