Il Molise delle chiusure delle attività
commerciali, artigianali e industriali, hanno alla base una verità difficile da
smentire.
Per raccontare la nostra storia,andiamo a ritroso nel tempo nel 2010. Filippo (nome di
fantasia) macellaio dell’interland isernino, dopo 10 anni di attività, aveva
subito ben 8 controlli tra Guardia di Finanza ed Ufficio delle Entrate. Per le numerose multe e i contenziosi in corso, il pagamento agli avvocati per curare i
ricorsi, oltre a non poter più pagare l’Inps e l’Iva, aveva deciso di chiudere
e fallire. Il suo punto vendita oramai, anche se incassava regolarmente, non
riusciva più a stare dietro ad una vera persecuzione, ad un accanimento, come se
fosse il peggior delinquente su questa terra, secondo il nostro esercente: una vera continua vessazione. Dietro la decisione di mandare
tutto all’aria c’era oltre un decennio di sacrifici, si celava la perdita delle
proprietà dei genitori che avevano apposto le loro garanzie in banca. Equitalia
aveva già intimato pignoramenti.
Cosa avviene. A pochi giorni dalla decisione di cambiare
vita e fuggire in Australia per nuova vita, visto che un suo cugino lo avrebbe
ospitato, si trova a parlare con un abituale cliente, con cui fino ad allora non avevano mai scambiato parola. Il tizio dell’interland campano, proferì una battuta di
compiacimento per la qualità delle carni vendute da Filippo, il quale rispose:
questa è l’ultima carne che comprate in questo negozio, tra due giorni chiudo e
vado via.
Stupito il cliente replicò: possibile con questa qualità
chiudi?
Il macellaio, spiegò le sue ragioni e il signore napoletano,
gli suggerì un consiglio:
se tu aprissi un punto vendita nella mia città, in Campania,
con questa qualità di carni, in breve ti toglieresti tutti i debiti e vivresti
tranquillo, da noi i controlli delle Finanza e dell’Ufficio delle Entrate sono
rarissimi.
Pensa che mio cognato ha un’attività da 15 anni e non ha mai
avuto un controllo.
Incalzato dal cliente, Filippo inizia a riflettere e a chiedersi
se al posto di mandare tutto all’aria, poteva avere una chance di restare in
Italia e continuare a viverci, senza spostarsi agli antipodi per rifarsi una
vita.
Il cliente gli spiega che ha due nipoti che sono in cerca di
lavoro e potrebbero gestirgli l’eventuale apertura di un punto vendita etc.
etc.
L’avventura ha inizio.
Filippo chiude il punto vendita in provincia di Isernia e
apre in provincia di Napoli. La carne è sempre la stessa, in quanto macella in Molise. Il nuovo punto vendita in Campania va come un treno, con vendite stellari,
tanto che in soli due anni e senza alcun impedimento, il nostro conterraneo, si
toglie tutte le insistenti pressioni che lo avevano indotto al fallimento.
Sono oramai quattro anni che il macellaio ha proiettato la
sua azione di vendita in Campania, a chi gli chiede vorresti ritornare ad aprire
nel Molise l’esercente risponde: “manc’ muort”!
La testimonianza reale di questo commerciante la dice lunga
sulla sostenibilità delle nostre imprese nel Molise, dove le poche attività che
vi insistono, su un territorio esiguo, sono bersaglio continuo di ogni sorta di
controllo e i preposti istituzionali devono fare cassa per dimostrare la necessità
della loro presenza in questa regione.
Se si pensa che il territorio di Isernia (ex provincia) ha
circa 65.000 abitanti e lo stesso numero di forze dell’ordine e di organi
preposti alla tutela della legalità fiscale di Caserta che ne ha 600.000, fa riflettere sulla probabilità dei controlli in questa nostra terra.
Cosa fare e sperare per ridurre questa situazione che mina
la vivibilità delle imprese, nel rispetto della “iper legalità” che le altre
regioni non hanno così assillante?
La risposta in due soluzioni: seguire Filippo in Campania o
in altre regioni più grandi, oppure sperare che con l’azzeramento delle
province diminuisca il numero delle presenze dei preposti ai controlli.
Sempre se il popolo delle partite Iva riesca, nel frattempo,
a sopravvivere.
P.T.
Nessun commento:
Posta un commento