giovedì 20 marzo 2014

Scuola. Quota 96, la saga del vorrei ma non posso

Un'altra brutta notizia per i lavoratori della scuola, in particolare per coloro che sono incappati nella riforma Fornero a pochi mesi dalla pensione. Si tratta di circa 4mila lavoratori in tutto (sono 35 in Molise)  che nel 2012 avevano maturato i requisiti per il pensionamento (la cosiddetta quota 96) al termine dell’anno scolastico. 





La sciagurata “riforma” però, ha fissato  il termine per la maturazione dei requisiti al 31 dicembre 2011, dimenticando che nella scuola si deve far riferimento agli anni scolastici e non a quelli anni solari (come previsto l’art. 1 del DPR 351/98). Un giochetto che costa anche sei anni di lavoro in più per lavoratori che, confidando nelle leggi dello stato, pensavano di essere arrivati all’agognata pensione.

Da subito abbiamo sottolineato in tutte le istanze pubbliche tale ingiustizia, facendo rilevare anche che un provvedimento legislativo favorevole non avrebbe avuto costi elevati, considerata la platea ristretta interessata al riconoscimento dei requisiti pensionistici al 31 agosto del 2012.

Ebbene, nonostante il parere favorevole di tutte le forze politiche alla soluzione del mancato pensionamento del personale della scuola appartenente alla così detta quota 96, il Ministero dell’Economia ancora una volta ha opposto un diniego dovuto alla non chiara copertura economica del provvedimento. In parole povere il personale interessato ha ragione, ma non ci sono soldi per le loro ragioni.

E’ ora che il MIUR intervenga per sanare un’ingiustizia verso il personale della scuola appartenente alla cosiddetta quota 96 e per porre fine ad un vero e proprio imbroglio: la politica dice che hanno ragione, il Ministero dell’Economia rende inesigibile tale ragione.

La mancata soluzione, a causa della assenza di copertura finanziaria, per i 35 docenti ed ATA della scuola molisana che avevano maturato quota 96 e che non sono potuti andare in pensione per effetto della riforma Fornero,  è un’evidente ingiustizia. Quella scelta sbagliata del Governo non consente di recuperare ulteriori immissioni in ruolo. La riforma Fornero ha determinato il peggiore sistema pensionistico in Europa e la vicenda di quota 96 conferma l’iniquità di quelle norme. Sono stati penalizzati i lavoratori, i precari e i giovani, solo per fare cassa.

Ora basta! Bisogna superare la riforma Fornero garantendo flessibilità in uscita, a partire dai 60 anni, il ripristino dei 40 anni come requisito per l’anzianità e una pensione decente per i giovani. Invece si vuole continuare a intervenire con la spending review ancora una volta pesantemente sul sistema previdenziale.

I diritti non possono essere oggetto di scambio, devono essere resi esigibili. Anche per gli scatti d’anzianità e delle posizioni economiche ATA  si profila un’ulteriore taglio delle risorse  che dovrebbero, invece, servire per il miglioramento dell’offerta formativa. SI tratta di  situazioni inaccettabili contro le quali intensificheremo l’azione sindacale.

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