martedì 7 maggio 2013

Intervento del Presidente del Consiglio, Niro, su scomparsa Andreotti

"Il potere logora chi non ce l’ha". E’ stata questa una delle battute più celebri, ancora oggi molto diffusa negli ambienti politici, che Giulio Andreotti ha pronunciato nel corso del suo lunghissimo curriculum vitae, citando il principe, diplomatico francese Talleyrand, un motto che lascia in eredità, quale sigillo di una esistenza votata interamente all’esercizio della politica intesa quale spirito di servizio.






Ho voluto iniziare con questa frase celebre il mio personale ricordo di Giulio Andreotti, che certamente ha segnato un’epoca, scrivendo  un abbondante  pezzo di storia dell’Italia. Si è spento in silenzio, dopo una vita dedicata alla famiglia e al prossimo, ma la sua scomparsa è più rumorosa che mai, vista la lunga carriera politica che ha alle spalle.

Avevo i pantaloni corti quando ho iniziato a sentire parlare di Giulio Andreotti, personaggio simbolo della Democrazia Cristiana, cioè della forza politica che ha retto le sorti del Paese per quasi mezzo secolo. E’ stato un modello, un esempio da imitare per i giovani e per tutti coloro che ci avvicinavamo alla politica e all’amministrazione della cosa pubblica.

Da Presidente del Consiglio dei Ministri, a Ministro, da sottosegretario ai tanti altri incarichi ricoperti, ha partecipato attivamente all’evolversi del progresso civile e sociale dell’Italia, reduce dalle macerie della seconda guerra mondiale.

E’ stato uno dei fautori della rinascita della nostra nazione, un pilastro insostituibile che con intelligenza, lungimiranza, competenza e preparazione, accompagnate da una proprietà di linguaggio essenziale e calzante, il più delle volte condita da un sottile velo di ironia, ha saputo dare un contributo determinante alla spinta in direzione del miglioramento delle condizioni di vita del popolo italiano.

Saranno certamente la storia e gli storici a giudicare quanto Andreotti sia stato importante per la storia italiana e mondiale del secolo scorso, ma la grande statura di uomo politico gli è stata sempre riconosciuta in tutto il mondo.

Sicuramente è stato uno dei nostri rappresentanti più noti e apprezzati all’estero per le sue riconosciute doti diplomatiche.

Il partito dello scudo crociato e l’Italia hanno beneficiato delle sue grandi qualità di statista anche nei momenti più grigi attraversati dalla Repubblica, e ce ne sono stati tanti e anche drammatici, come nel caso del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro, tanto per citarne uno.

Lungi dal farmi sfiorare dalla retorica, sempre possibile in simili circostanze, ritengo che la dipartita di Andreotti rappresenti uno di quei momenti che seppur inevitabile vorresti che mai avvenisse, pur nella consapevolezza che il ricordo di simili uomini rimane indelebile e diventa patrimonio dell’interà umanità.

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