sabato 23 marzo 2013

Malcostume e illegalità diffusa in Molise

A mio modesto avviso, le relazioni tenute dal Presidente dott. Sciascia e dal Procuratore Regionale dott. Romanelli, all’ inaugurazione dell’ anno giudiziario 2013 della Corte dei Conti del Molise, hanno confermato gli aspetti preoccupanti di malcostume e quindi di illegalità nella gestione della res pubblica in Molise.





Questi aspetti negativi già emergevano in modo impietoso e preoccupante nelle relazioni relative all’ inaugurazione dell’ anno giudiziario 2012 e che, in data 17 marzo 2012, furono oggetto di modeste riflessioni da parte mia, nelle vesti di ex amministratore locale.

E' opportuno ricordare l' idea di politica e di giustizia che Aristotele ci ha lasciato, e che in molti condividiamo, nel senso che:

"Politica è l’amministrazione della comunità (polis) per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i Cittadini partecipano".

"La Giustizia è la virtù intera e perfetta : l’uomo che rispetta tutte le leggi è l’ uomo interamente virtuoso", è sempre opportuno farlo.

E’ altrettanto opportuno e pregnante riportare il passo della relazione del Presidente dott. Sciascia, nel senso che :

"Già nella relazione dello scorso anno ebbi modo di ricordare a tutti noi un concetto ben espresso proprio da un illustre molisano, Vincenzo Cuoco, nel "― Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli" – 1806, ed.2., pag.XLIV, che ritengo utile avere sempre presente nelle nostre scelte quotidiane : ―Io temo le piccole usurpazioni giornaliere, fatte perlopiù sotto apparenza di bene, che o non si avvertono, o non si curano, e talora anche si applaudiscono, finché l’abuso diventa costume, e si conosce il male solo quando divenuto gigante insulta i tardi ed inutili rimedi".

Il Presidente, dopo aver invitato a riflettere :

"sulle reali dimensioni dei fenomeni degenerativi accertati in tema di gestioni pubbliche in Molise" indicando "il valore delle condanne irrogate dalla Sezione - alcune delle quali appellate - durante l'anno giudiziario 2012, che ammonta nel complesso ad euro 845.179,65, cifra rilevante considerando la dimensione della regione e le scarse risorse a nostra disposizione", ha ancora una volta evidenziato il  principio greco per cui "la legge è sovrana" ed all’ uopo ha sintetizzato questo concetto:

"un’ordinata vita sociale si fonda sulla condivisione di valori e di regole accettate da tutti i cittadini in un quadro di pace sociale e di buon governo".

"Nell‘ambito della generalizzata crisi dei valori, che caratterizza questi nostri tempi, si pone l‘attenuazione della coscienza della responsabilità individuale e sociale, nonché del senso delle Istituzioni.

La risposta della Comunità organizzata, e per essa dell'intero settore pubblico, non può non essere nel senso della funzionalità nella legalità.

Legalità non significa però solo generico rispetto dai cittadini dell‘ordinamento giuridico, bensì in primo luogo corretta applicazione delle leggi da parte della pubblica amministrazione e quindi da chi le rappresenta, evitando la tentazione, sempre latente, di sovrapporre ad esse visioni politiche, in sé pur legittime o, peggio, interessi di parte o personali".

In queste significative parole del Presidente dott. Sciascia, colgo due aspetti importanti:

Il riferimento costante e, quindi, la centralità del cittadino in quel processo di "pace sociale" e di "buon governo";
   
il richiamo fermo ed accorato al "rispetto delle leggi da parte della pubblica amministrazione e quindi da chi le rappresenta".

Il cittadino, quindi, è l'elemento essenziale della Repubblica e a lui compete il vigilare e stimolare l’ azione dei pubblici poteri, in modo particolare in quelle realtà più piccole, come il Molise, ove è più facile avere contatti, conoscenze e modi per esercitare questa funzione.

Il cittadino assume, quindi, una forma di fattiva e leale collaborazione con la Giustizia Contabile, ove "l'arma della denuncia", come ebbe a definirla il Procuratore Regionale della Corte dei Conti, va opportunamente usata per il giusto funzionamento della comunità regionale.

Nella relazione del 2012, il Procuratore Regionale della Corte dei Conti dott. Romanelli, così giustamente dichiarò :

"un invito a ciascun cittadino della nostra Regione a vigilare e a stimolare l’azione dei pubblici poteri non con la mera qualunquistica pretesa, ma con la leale collaborazione, ben utilizzando l’arma della denuncia circostanziata sul piano giudiziario.

Occorre che noi cittadini non ci si limiti a chiedere cosa la Comunità possa fare per noi, ma cosa noi (specie se insigniti di incarichi pubblici) si possa e debba fare per il nostro Paese e per la nostra Regione".

Nella relazione del 2013, Il Presidente della Corte dei Conti dott. Sciascia, ha così giustamente dichiarato :

"Certamente la Magistratura contabile conferma anche in questa sede il suo impegno in Molise come giurisdizione, in maniera coordinata con la nostra Sezione del controllo e con tutti gli altri organi di giurisdizione, contando che ciascun cittadino della nostra Regione vigili attivamente e stimoli l‘azione dei pubblici poteri non con la mera qualunquistica pretesa, ma con la leale collaborazione, ben utilizzando l‘arma della denuncia circostanziata sul piano giudiziario.

Occorre infatti un impegno di tutti, specie se insigniti di incarichi pubblici, per il bene del nostro Paese e segnatamente di questa bella Regione".

Voglio sottolineare come il legislatore, di recente, ha voluto preservare il pubblico dipendente che denuncia, anche alla Procura della Corte dei conti, condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia.

Se questa certa "garanzia" è stata data ai pubblici dipendenti, credo che altrettanto dovrebbe essere per tutti quei cittadini che, con senso di responsabilità e di leale collaborazione, portano all’ attenzione delle Autorità giudiziarie ogni ipotesi di illegalità e malcostume riscontrate nella pubblica amministrazione.

E’ quindi giusto e sacrosanto l’ invito del Presidente e del Procuratore Regionale, ma mi si consenta di dire che è altrettanto giusto ed opportuno fornire anche a questi cittadini, tutte quelle garanzie che prima accennavo, anche per incentivare questa azione collaborativa.

Dico questo perché è accaduto che, dopo aver denunciato la illegalità dilagante nell'ente pubblico, il cittadino è stato tratto a giudizio per diffamazione.

Lo stesso cittadino, dopo aver dimostrato la verità dei fatti denunciati, è stato assolto, ma i pubblici amministratori non sono stati perseguiti per i fatti denunciati, anzi ci hanno fatto carriera, e non si ha notizia del recupero del denaro della pubblica amministrazione.

Sarebbe opportuno che "il malcostume dilagante", di cui ora parla la Corte dei conti nella sua relazione, venisse ricondotto agli schemi giuridici di cui tratta la legge n.190/2012 contro la corruzione e la illegalità nella pubblica amministrazione.

Sarebbe opportuno, altresì, che la suddetta relazione fosse oggetto di trasmissione alle Procure della Repubblica, per essere inquadrata non nel "costume", ma nelle ipotesi di associazione a delinquere finalizzate a vari reati contro la P.A., come ad esempio quelli patrimoniali ed elettorali.

Questi reati potrebbero essere individuati e perseguiti più facilmente ora che le ultime elezioni politiche e regionali del 24 e 25 febbraio 2013 hanno allentato la copertura del " non ti preoccupare ... ci penso .. siamo noi . "

Tenendo conto della vastità  del fenomeno, della vasta sopportazione imposta al popolo, e della particolarità  del malcostume, ritengo di essere esentato dall'aggiungere altro.



 Albino Iacovone

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